Tutti i virus cambiano costantemente attraverso mutazioni più o meno importanti dei loro geni per adattarsi meglio all'uomo e quindi essere più capaci di contagiarlo.
Sono state identificate migliaia di varianti di SARS-CoV-2, la maggior parte delle quali senza impatto significativo, qualcuna però ha portato caratteristiche vantaggiose al virus, ed ha dunque comportato maggiore capacità di trasmissione o re-infezione.
Da dicembre 2020 si sono segnalate 3 varianti significative:
- B.1.1.7/501Y.V1 INGLESE quella più presente nel Regno Unito – oltre il 70% - e da lì si è diffusa in tutta Europa e altri 60 paesi. È caratterizzata da maggiore trasmissibilità (39%) e ciò ha comportato un rapido aumento dei casi.
In Italia costituisce il ceppo virale più prevalente (55%). A livello regionale è maggiormente presente in Molise (93,3%), Sardegna (75%), Liguria (72,7%), Abruzzo (70%), Campania (59,3%), Emilia Romagna (41%). In Lombardia potrebbero arrivare al 60-80%, mentre c’è un rapido aumento dei casi in Abruzzo, Marche, Toscana e Umbria, oltre che nelle Province di Trento e Bolzano, tra il 40% e il 50%.
- B.1.351/501Y.V2 SUDAFRICANA ha una maggiore capacità di trasmettersi rispetto al ceppo originale ma inferiore a quella inglese. Da gennaio 2021 è stata isolata in 20 altri paesi Europei.
In Italia la sua presenza è limitata allo 0,5%. Tuttavia è stata identificata nel Lazio, in Liguria, in Abruzzo, in Lombardia, nella Provincia di Bolzano e in Sicilia.
- P.1/501Y.V3 BRASILIANA identificata in Brasile a gennaio 2021, la sua presenza è stata segnalata anche in Giappone e Corea del Sud. In Italia i contagi interessano circa il 4,3% della popolazione. Sarebbe più frequente in Umbria (36,2%), Toscana (23,8%) e Lazio (13,2%). Gli studi hanno dimostrato maggiore trasmissibilità e propensione alla reinfezione.
Nelle ultime settimane si parla sempre di più di una nuova mutazione: la variante INDIANA B.1.617, che sebbene sia stata identificata a ottobre 2020 sta dimostrando la sua pericolosità per gli stati occidentali solo ora.
In India i numeri sono spaventosi: 17 milioni di contagi totali e 192mila morti. Ogni giorno i casi sono più di 300mila e i decessi ben oltre i 2mila anche se la percentuale tra morti per abitanti risulta più basso di quello dell’Italia.
Questa nuovo variante sembra essere preoccupante per una sua duplice mutazione che porta a una maggior efficacia del virus rendendolo più capace di infettare e più veloce nel manifestare la patologia e determinando quindi una maggiore letalità.
In Italia ad oggi è molto limitata a pochi casi e molto circoscritti (Toscana e Veneto).
La comparsa sempre più frequente di varianti provenienti da paesi dove la pandemia e il virus continuano a proliferare, accendono la luce su un particolare importantissimo. Ovvero la necessità che la vaccinazione anti-Covid19 sia estesa a tutti i paesi, compresi Africa e Asia e tutti i paesi più poveri.
Infatti se a vaccinarsi fossero solo i Paesi occidentali, il problema non verrebbe risolto e anzi saremmo sempre a rischio di venire nuovamente incontro al Virus, perchè dall’estero arriverebbero sempre nuove varianti contro le quali i nostri vaccini non sono ancora totalmente efficaci e si innescherebbe una ‘rincorsa alla variante’, che può risultare molto pericolosa.
Ne approfittiamo inoltre per ricordarvi che nonostante le misure di contenimento della pandemia si stiano allentando, e si stia provando a tornare a una parvente normalità, bisogna mantenere sempre alta l’attenzione e quindi indossare la mascherina, igienizzarsi sempre le mani e evitare gli assembramenti.
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